La testimonianza della 26enneBenedetta Fornaciari da Passano, partita dall’Umbria per andare a lavorare in Belgio
di Sofyene Meddourene
Tanta nostalgia per il paesaggio umbro mista a tanto amore per l’Europa. Benedetta Fornaciari da Passano, 26 anni originaria di Perugia, è una dei tanti umbri che vive in Belgio, a Bruxelles per la precisione. Un variegato percorso accademico che l’ha portata da Perugia a Granada. «Un’esperienza Erasmus molto importante per me» sottolinea, che si è conclusa a Bruxelles dove si è laureata in Sicurezza, Pace e Conflitti.
Carriera Attualmente si occupa delle relazioni interistituzionali con il Parlamento Europeo presso la Direzione Generale “Migrazione e affari interni” (DG Home). «Seguiamo il lavoro del Parlamento in generale», continua Benedetta, «è un’attività che richiede una presenza costante e in prima linea». Al momento il suo ruolo consiste nell’occuparsi delle principali proposte legislative presentate in Parlamento, seguendo il lavoro svolto dai relatori (rapporteur) ai quali sono state affidate. Nell’ultimo periodo si è interessata a delle proposte che puntano ad eliminare i contenuti terroristici dalla rete, confidando in «un approccio europeo unito per rimuovere i potenziali pericoli nel più breve tempo possibile».
L’epidemia Il Covid-19 visto da Bruxelles non è stato gestito al meglio, in particolare durante la prima ondata. «Ognuno pensava al suo orto», dice Benedetta riferendosi all’atteggiamento dei paesi membri durante la prima fase dell’emergenza sanitaria. «È stata una prova di coesione dura, passata con la sufficienza, anche se capisco che è difficile pensare al bene comune quando c’è qualcosa più grande di te da affrontare». È stato un periodo che ha messo tutti a dura prova: «Siamo passati da mille impiegati in smart working a circa 30 mila in una settimana dall’inizio del lockdown. Non potevamo permetterci di rallentare», afferma decisa mentre spiega come la sicurezza informatica sia diventata una tematica di enorme rilievo durante questa rapida digitalizzazione.
La lontananza Accanto al contesto professionale però c’è anche la quotidianità del vivere in un paese diverso, dove la mancanza degli affetti si sente: «La famiglia è la cosa che mi manca di più», ammette con nostalgia. La giovane funzionaria per ora non vuole tornare in Italia, anche se qualche viaggio occasionale in Umbria non manca di certo. Infatti, è lontano da casa che il ricordo della propria terra si fa più forte: la bellezza del paesaggio, i piccoli borghi, l’aria della campagna umbra. «Ora quando torno non do più niente per scontato, riesco ad apprezzare cose che prima non apprezzavo; è triste pensare che si debba andar via per rendersi conto di ciò che si ha».
Articolo realizzato nell’ambito del Progetto FISE- Europe Direct Terni – Comune di Terni –Dip. di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, con il cofinanziamento della Commissione Europea pubblicato in data 6 maggio 2021 su Umbria24.it