Coesione, Fitto non si sbilancia, ma tende la mano alle Regioni per il prossimo bilancio Ue

Il vicepresidente esecutivo della Commissione ha spiegato ai rappresentanti degli enti locali che intende mantenere il loro ruolo centrale nel prossimo piano di spesa comunitario (2028-2034), ma non ha approfondito sulle indiscrezioni circolate nei mesi scorsi circa l’imminente centralizzazione di questo importante capitolo di spesa dell’Unione.

Il tema che tiene banco ormai da mesi è quello della centralizzazione della politica di coesione nel nuovo budget dell’Ue (propriamente detto quadro finanziario pluriennale, Qfp), che coprirà il settennato 2028-2034 e che vedrà impegnati i co-legislatori (Parlamento e Consiglio) in lunghi negoziati a partire dal prossimo anno, dopo che la Commissione avrà fatto la sua proposta. Il Comitato delle regioni (CdR) ha già ribadito in più occasioni il suo “no” alla nazionalizzazione della gestione di una delle voci di spesa più importanti dell’Unione (circa un terzo del bilancio comunitario).

Secondo le indiscrezioni, mai confermate ufficialmente dal Berlaymont, il prossimo Qfp dovrebbe comportare una rivoluzione nella struttura. Anziché diverse centinaia di fondi trasversali tematici, cui gli Stati membri attingono contemporaneamente (nell’attuale bilancio sono oltre 530), l’idea sarebbe quella di ripartire i fondi comunitari in ventisette piani nazionali, sul modello della Recovery and resilience facility (Rrf) per la ripresa post-pandemica.

In questo modo, la responsabilità di decidere l’allocazione dei fondi europei verrebbe trasferita dal livello di governo locale a quello nazionale, e le capitali otterrebbero le varie tranches di finanziamenti completando una serie di riforme concordate in anticipo con l’esecutivo comunitario, proprio come accade coi Pnrr. Gli enti locali protestano perché, dicono, questa impostazione comporta una violazione dei princìpi di partenariato, sussidiarietà e governance multilivello che sono alla base dell’idea stessa da cui nasce la politica di coesione, cioè la convergenza negli indici di sviluppo socio-economici delle varie regioni dell’Unione. (Fonte eunews.it)