Le Regioni contro Bruxelles: “Giù le mani dalla politica di coesione”

Le Regioni contro Bruxelles: “Giù le mani dalla politica di coesione”

Comincia oggi (7 ottobre) e durerà fino al prossimo giovedì (10 ottobre 2024) la 22esima settimana europea delle Regioni e delle città, l’evento annuale in cui nella capitale dell’Unione il focus riguarda la politica di coesione, tramite cui viene incentivata la convergenza nello sviluppo socio-economico tra i diversi territori dei Ventisette. Ed è già arrivato il monito delle autorità locali alla nuova Commissione: giù le mani dai princìpi cardine del partenariato, della governance multilivello e della sussidiarietà.

Il motto dell’edizione di quest’anno dell’evento è “Empowering communities”, una formula apparentemente conciliante che nasconde tuttavia un clima di palpabile tensione tra il Comitato delle Regioni (CdR) – l’organo che rappresenta i livelli di governo regionali e locali degli Stati membri – e l’esecutivo comunitario. Il pomo della discordia sono le indiscrezioni comparse sui media internazionali sull’imminente revisione della politica di coesione, che la presidente del Collegio Ursula von der Leyen vorrebbe affidare al nuovo commissario designato per la Coesione e le riforme, Raffaele Fitto. Secondo le informazioni che circolano da settimane (mai confermate o smentite ufficialmente dal Berlaymont), si andrebbe verso una sostanziale centralizzazione della gestione dei fondi comunitari: le risorse finirebbero così nelle mani dei governi nazionali anziché delle autorità regionali e locali, seguendo il modello adottato in questi anni con i Pnrr per la ripresa post-pandemica.

Ma il CdR ha tutta l’intenzione di sfruttare la settimana delle regioni come megafono per far sentire forte e chiaro la propria contrarietà a questa riforma “nazionalizzatrice”: “Cancellare il ruolo e la partecipazione delle Regioni e delle città al futuro della politica di coesione non è accettabile”, ha scandito durante la conferenza stampa inaugurale dell’iniziativa il presidente del Comitato, Vasco Alves Cordeiro, che vuole portare avanti la battaglia degli enti locali durante i prossimi negoziati per il bilancio Ue 2028-2034, in programma per il 2025. Sarebbero due, secondo Cordeiro, i problemi principali se le indiscrezioni giornalistiche venissero confermate: l’esclusione di Regioni e città dalla gestione dei fondi europei e il conseguente venir meno della fiducia tra questi e Bruxelles, il che metterebbe a repentaglio “il futuro stesso del progetto europeo”.

Più conciliante si è mostrata invece la commissaria uscente alla Coesione e alle riforme Elisa Ferreira, che dovrà passare il testimone a Fitto. “La politica di coesione è rimasta salda in questi tempi, continuando a tradurre le priorità politiche della Commissione in azioni concrete sul campo, con un sostegno sostanziale alle transizioni verde e digitale, nonché alla crescita occupazionale”, ha dichiarato dal palco che condivideva con Cordeiro, snocciolando una serie di risultati positivi ottenuti dalla “macchina della convergenza” del Vecchio continente. (Fonte eunews.it)

I leader dei 27 Paesi UE sintonizzati sui diritti sociali: “L’Europa deve essere il continente della coesione sociale e della prosperità”

I leader dei 27 Paesi UE sintonizzati sui diritti sociali: “L’Europa deve essere il continente della coesione sociale e della prosperità”

Allineati sui principi e soprattutto sugli obiettivi del Piano d’Azione del Pilastro europeo dei diritti sociali. Riduzione delle disuguaglianze, lotta alla povertà, creazione di posti di lavoro di qualità e lotta all’esclusione sociale sono i punti della dichiarazione firmata dai governi dei Paesi membri alla fine dell’ultima riunione del Consiglio europeo che dà seguito all’impegno sottoscritto dalle tre istituzioni europee e dalle parti sociali nella prima giornata del vertice sociale di Porto.

Nel testo firmato i leader affermano “l’importanza dell’unità e della solidarietà” registratesi nella risposta alla pandemia in Europa e stabiliscono che “l’Europa deve essere il continente della coesione sociale e della prosperità”. I firmatari si dicono concordi nel sostenere gli obiettivi nei campi dell’occupazione, della formazione e della lotta alla povertà sanciti per il 2030 nel Piano d’Azione pubblicato dalla Commissione europea a marzo 2021 e accolgono la proposta di Bruxelles di rivedere gli indicatori macroeconomici utilizzati per vagliare i 27 bilanci nazionali nell’ambito del Semestre europeo per monitorare i progressi fatti da ciascuna capitale nel contesto dei diritti sociali. L’enfasi è posta anche sull’istruzione e la formazione (in particolare su quella continua), che i firmatari della dichiarazione dicono di voler mettere “al centro della loro azione politica”, ma anche sul superamento del divario di genere e sull’offerta di prospettive positive per i giovani. Rispetto a questi ultimi i rappresentanti nazionali vogliono assicurarsi che “diventino la forza trainante di una transizione verde e digitale inclusiva che aiuti a costruire il futuro dell’Europa”. (Fonte eunews.it)

Da coesione e fondi strutturali investimenti per 731 miliardi tra 2014 e 2020

Da coesione e fondi strutturali investimenti per 731 miliardi tra 2014 e 2020

Nel periodo 2014-2020 i fondi strutturali e d’investimento europei (fondi Sie) hanno generato investimenti totali per 731 miliardi di euro per promuovere la convergenza socioeconomica durevole, la coesione territoriale, un’Europa sociale e transizioni verde e digitale agevoli. La maggior parte di questi investimenti sono stati sostenuti dall’Ue, con finanziamenti per 535 miliardi di euro. A fare il punto della situazione la Commissione europea, nella relazione annuale 2022 dei fondi Sie.

L’azione complessiva dei fondi strutturali e di investimento europei ha permesso di dare sostegno a oltre quattro milioni di piccole e medie imprese, oltre a 55,2 milioni di persone attraverso azioni per occupazione, inclusione sociale o erogazione di competenze e istruzione. Ancora, nel settennio 2014-2020 circa 2,3 milioni di progetti hanno sostenuto il settore agricolo e le Pmi rurali per migliorare la competitività e hanno contribuito alla creazione di posti di lavoro nelle zone rurali. Sul fronte energetico, invece, la capacità di produzione è aumentata di oltre 3.600 Megawattora all’anno grazie all’uso di fonti rinnovabili, mentre il consumo annuo di energia primaria degli edifici pubblici è diminuito di 2,6 Terawattora all’anno (equivalente alla quantità di elettricità consumata da circa 720mila famiglie in un intero anno. C’è poi il dato relativo al settore della pesca e dell’acquacoltura: qui sono stati conservati 44mila posti di lavoro e ne sono stati creati altri seimila.

Numeri alla mano, “i fondi strutturali e d’investimento europei apportano un vero valore aggiunto europeo grazie a investimenti su misura nello sviluppo regionale per stimolare la crescita”, sottolinea Valdis Dombrovskis, commissario per un’Economia al servizio delle persone, convinto che i fondi dell’Ue “continueranno a svolgere un ruolo fondamentale per una crescita equa e per la ripresa” dei territori e delle realtà locali (Fonte eunews.it)

Politica di coesione, l’Ue offre formazione per studenti di giornalismo e giovani giornalisti

Politica di coesione, l’Ue offre formazione per studenti di giornalismo e giovani giornalisti

La Commissione ha lanciato un bando per studenti di giornalismo e giovani giornalisti nell’ambito della settima edizione di Youth4Regions, il programma per giornalisti in erba. Un totale di 37 studenti di giornalismo e giovani giornalisti saranno selezionati per recarsi a Bruxelles per una settimana nell’ottobre 2023 per seguire una formazione sulle politiche di coesione, ricevere tutoraggio da giornalisti esperti e lavorare con loro nella sala stampa e visitare le istituzioni dell’Ue.

Le domande sono accettate in tre categorie – generale, fotogiornalismo e videogiornalismo – dagli Stati membri dell’Ue, dai paesi vicini e dai paesi candidati. I vincitori parteciperanno anche al concorso per il Premio Megalizzi – Niedzielski per giornalisti in erba, assegnato l’11 ottobre 2023. (Fonte eunews.it)

Tesei (Umbria): “Coesione affronti crisi demografica, l’Europa invecchia”. Giani (Toscana): abbiamo investito 233 milioni

Tesei (Umbria): “Coesione affronti crisi demografica, l’Europa invecchia”. Giani (Toscana): abbiamo investito 233 milioni

L’Unione europea ha un disperato bisogno di politiche di coesione che puntino su politiche per la famiglia, “perché è vero che l’Italia, e l’Umbria, hanno un alto tasso di popolazione anziana, ma è l’Europa che invecchia“. Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, invita la Commissione europea a investire davvero sulla risposta alla crisi demografica con il prossimo ciclo di politiche per i territori, come espresso dallo stesso esecutivo comunitario. “Mi auguro che non sia solo un auspicio ma un impegno concreto”, sottolinea Tesei, anche se tutto è rimandato al collegio dei commissari che verrà.

Con le Regioni e i governi nazionali che fanno fatica, in Europa, a mettere a terra politiche davvero efficaci per invertire la tendenza della denatalità, diventa opportuno una politica di coesione pro-bebé. “La coesione deve certamente perseguire lo sviluppo economico, ma anche rispondere a sfide sociali importanti quali la denatalità e l’invecchiamento della popolazione”, insiste Tesei. Che in questo non è sola. (Fonte eunews.it)

Il presidente del Comitato europeo delle regioni, Vasco Alves Cordeiro, allarmato per le politiche di coesione scrive alla Commissione europea

Il presidente del Comitato europeo delle regioni, Vasco Alves Cordeiro, allarmato per le politiche di coesione scrive alla Commissione europea

Un messaggio d’allerta sullo sviluppo futuro dell’Unione europea. È questo il segnale lanciato oggi (17 giugno) dal Comitato europeo delle regioni (Cor) e dal suo presidente, Vasco Alves Cordeiro. In una lettera scritta e destinata direttamente alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, l’istituzione europea che rappresenta i governi locali ha espresso i propri dubbi sul futuro delle politiche di coesione europea.

A preoccupare il Comitato europeo delle regioni sono le notizie riguardanti una possibile trasformazione della politica di coesione sul modello del Recovery plan, con una centralizzazione nella gestione dei fondi. Alves Cordeiro ha messo in evidenza alcuni punti critici che questa riforma apporterebbe: la destinazione dei soldi solo per le aree in via di sviluppo, l’eliminazione della figura del commissario responsabile della politica di coesione, ma soprattutto il rischio di ridurre la politica di coesione a un semplice strumento al servizio di priorità limitate come la ripresa economica o la convergenza economica.

Il presidente Vasco Alves Cordeiro si è detto allarmato ed ha invitato la Commissione a chiarire la sua posizione perché: “Una riforma della politica di coesione che mina e indebolisce i suoi principi fondamentali avrà un impatto negativo sul mercato unico, sull’economica dell’Ue, e, in definitiva, sulla democrazia e sul progetto europeo nel suo insieme”. (Fonte eunews.it)

Dall’Alleanza per la coesione le 8 azioni per il post-2027 a misura di Regioni

Dall’Alleanza per la coesione le 8 azioni per il post-2027 a misura di Regioni

L’appello congiunto a pochi giorni dalla elezioni europee firmato da tutti i candidati italiani membri del Comitato delle Regioni. Si chiede di non smantellare l’impianto esistente e anzi potenziarli, coinvolgimento di più gli enti locali nel processo decisionale.

Otto azioni per mettere in sicurezza politiche e risorse a sostegno dei territori. Otto mosse per “una politica di coesione rinnovata post-2027 che non lasci indietro nessuno”. Questo il senso – e il titolo – del manifesto programmatico dell’Alleanza per la coesione, sottoscritto da tutti i cinque candidati italiani membri del Comitato europeo delle regioni (il sindaco di Firenze, Mario Nardella; il presidente del consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo; l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo; il sindaco di Bari, Antonio Decaro; il consigliere comunale di Gerace Giuseppe Varacalli).

La guerra in Ucraina che non cessa e favorisce l’impulso per il settore della difesa. Si teme che nuove priorità possano ridisegnare le politiche di bilancio comune in senso ‘anti-Regioni’. Da qui l’appello comune, a pochi giorni dalle elezioni europee, per quello che risulta una richiesta di impegno politico per la nuova legislatura.

L’assunto di base è che “la politica di coesione è il collante che tiene unita l’Europa”. A partire da qui, la richiesta numero uno è di continuare ad avere “una politica per tutte le regioni, le città e i comuni”,e in tal senso “la politica di coesione dovrebbe essere la principale politica dell’Ue” anche quando si dovrà rimettere mano al bilancio, dopo il 2027. Ma dovrà essere a prova di agenda sostenibile e innovativa. La seconda mossa contenuta nel documento è “ancorare la coesione sociale, economica e territoriale alla nuova politica industriale del Green Deal e all’autonomia strategica dell’Ue”. (Fonte Eunews.it)

Corte dei conti Ue: “Coesione, controlli di spesa non sufficientemente efficaci”

Corte dei conti Ue: “Coesione, controlli di spesa non sufficientemente efficaci”

Dai revisori di Lussemburgo l’invito a fare di più. Chiesta la riforma della pubblica amministrazione, tra le principali cause di errori.

Per l’esecutivo comunitario le verifiche dei revisori di Lussemburgo rappresentano una bocciatura nel sistema di gestione di fondi e il loro utilizzo. A onor del vero miglioramenti ci sono, ma non come si vorrebbe e dovrebbe. Esaminando i cicli di bilancio pluriennali del 2007-2013 e del 2014-2020, sostiene la Corte dei conti europea, il livello complessivo di errore nella spesa per la coesione è diminuito, passando dal 6 per cento al 4,8 per cento, ma ogni anno ha sempre superato la soglia di rilevanza del 2 per cento fissata dalla normativa e recentemente, per il 2022, ha raggiunto il livello mai toccato prima del 6,7 per cento. (fonte Eunews.it)

Coesione, Fitto non si sbilancia, ma tende la mano alle Regioni per il prossimo bilancio Ue

Coesione, Fitto non si sbilancia, ma tende la mano alle Regioni per il prossimo bilancio Ue

Il vicepresidente esecutivo della Commissione ha spiegato ai rappresentanti degli enti locali che intende mantenere il loro ruolo centrale nel prossimo piano di spesa comunitario (2028-2034), ma non ha approfondito sulle indiscrezioni circolate nei mesi scorsi circa l’imminente centralizzazione di questo importante capitolo di spesa dell’Unione.

Il tema che tiene banco ormai da mesi è quello della centralizzazione della politica di coesione nel nuovo budget dell’Ue (propriamente detto quadro finanziario pluriennale, Qfp), che coprirà il settennato 2028-2034 e che vedrà impegnati i co-legislatori (Parlamento e Consiglio) in lunghi negoziati a partire dal prossimo anno, dopo che la Commissione avrà fatto la sua proposta. Il Comitato delle regioni (CdR) ha già ribadito in più occasioni il suo “no” alla nazionalizzazione della gestione di una delle voci di spesa più importanti dell’Unione (circa un terzo del bilancio comunitario).

Secondo le indiscrezioni, mai confermate ufficialmente dal Berlaymont, il prossimo Qfp dovrebbe comportare una rivoluzione nella struttura. Anziché diverse centinaia di fondi trasversali tematici, cui gli Stati membri attingono contemporaneamente (nell’attuale bilancio sono oltre 530), l’idea sarebbe quella di ripartire i fondi comunitari in ventisette piani nazionali, sul modello della Recovery and resilience facility (Rrf) per la ripresa post-pandemica.

In questo modo, la responsabilità di decidere l’allocazione dei fondi europei verrebbe trasferita dal livello di governo locale a quello nazionale, e le capitali otterrebbero le varie tranches di finanziamenti completando una serie di riforme concordate in anticipo con l’esecutivo comunitario, proprio come accade coi Pnrr. Gli enti locali protestano perché, dicono, questa impostazione comporta una violazione dei princìpi di partenariato, sussidiarietà e governance multilivello che sono alla base dell’idea stessa da cui nasce la politica di coesione, cioè la convergenza negli indici di sviluppo socio-economici delle varie regioni dell’Unione. (Fonte eunews.it)